lunedì 29 febbraio 2016

Alla cassa del supermercato, metti il divisore. Fallo, fidati.

Visto che è uso diffuso tra blogger repressi, nelle occasioni della vita in cui si è trattati male da qualcuno -dal classico impiegato della posta ma ricomprendendo in questa figura iconoclasta (che ho scritto??) un tizio dietro ad un qualsiasi sportello , che deve fornirti un servizio -  sfogarsi su questi schermi , oggi esterno anche io il mio grido di rabbia. in realtà è un fatto accaduto qualche anno fa, ma in questo periodo di prova di rilancio del blog sto rivivendo i miei traumi passati, riciclando vecchi post. In compenso provo a riscriverli in un italiano leggermente meno approssimativo. Tra 5 anni riprenderò ancora una volta questo post e per allora almeno le virgole saranno al loro posto, prometto. 


Stavolta la parte dell'impiegato della posta sarà interpretata da una cassiera del supermercato sotto casa, quello in cui andavo a fare la spesa quasi ogni giorno. Quei posti dove dopo un po' ti senti quasi a casa, tipo che il salumiere quando ti vede già sa cosa deve darti ed anticipa la richiesta, restandoci pure un po' stranito se per una volta invece del crudo prendi il cotto.
Anche con il personale alla cassa si era creato un minimo di confidenza , pur non andando mai oltre il buongiorno e buonasera e qualche occhiata complice se tra le clienti c'era qualche bella pulzella , oppure uno scambio di mezzi sorrisi annoiati quando qualcuno arrivava con la bustina della verdura senza averla prima pesata e dovevi perdere tempo.


Vi salto comunque la lista della spesa, facciamo un flash forward direttamente fino al momento in cui poggio le cose che avevo preso sul nastro. Stavolta sono nella fila di una cassiera appena sopra la trentacinquina, che in altre occasioni avevo evitato perchè aveva il vizietto di fare lunghe conversazioni con i clienti ed i tempi si allungavano sensibilmente. (oh, ma lo sapete che fino a qualche anno fa credevo che "sensibilmente" indicasse una variazione di piccolo conto, quasi impercettibile? ed invece...mi si è aperto un mondo)


Dietro di me, intanto,arriva un signore e riempe il nastro senza lasciare una distanza evidente tra le cose mie e sue. Non era stato messo il divisore, e quando la cassiera inizia a passare gli oggetti sotto il codice elettronico, dopo tutti i miei passa anche un paio di altri di sto tizio.
La fermo, dicendo che non era roba mia, e lei fa:
"mettete il divisore!"
(e fin li va bene , mi prendo pure la cazziata,nessun problema)
Chiedo scusa, anche se sotto sotto resto convinto del fatto  che un simile onere spettasse in capo al tizio dopo di me, o che al massimo avrebbe dovuto mettere le cose ad una distanza maggiore, come faccio io quando non c'è sto casso di divisore.
Comunque tutto a posto, so' zozzerie, il mondo gira ancora , l'umanità potrebbe cogliere l'occasione per iniziare una nuova era di speranza, gioia, di nuovi rapporti tra le persone basate sulla mancanza di divisioni.

Ma poi, questa continua:
"eh no , mo devo fare tutta una procedura per annullare, aspettate , dovete mettere il divisore!"
(e so due, anche se non ho capito se mi sta dando del voi o incolpa entrambi)

Vabbè , scusi di nuovo, maestra.
 Il signore dietro annuisce come per dire anche lui "vabè , scusi, sono mortificato"

Mentre la tizia ridigita qualcosa , dice ancora una volta , guardandomi:
"eh , mo devo fare tutta una operazione così , dovete mettere il divisore!"
Rimango un attimo in silenzio, poi abbozzo una timida difesa del tipo :
"Ma non lo doveva mettere chi sta dopo?"
"NO! LO DEVE METTERE LEI!

(e chiedo per la terza volta scusa , ormai tipo pilota automatico, come faccio con il Cagnaccio , di solito però con lei funziona per azzittirla o placarla)

Poi inizia la paternale moralistica:
"eh, no , poi vede si creano le attese, le file..."

Oddio. Proprio te mi parli di attese, che quando era il periodo che era di moda il sondino per dimagrire sei venuta a lavoro e ad ogni cliente curioso non facevi altro che spiegarne il funzionamento, mentre mi si scioglievano i bastoncini dalla busta termica.
Fai tanto la gradassa perchè sono da solo, se fosse qui la mia donna sarebbe iniziata una battaglia epica. Probabilmente sarei andato a prendere i popcorn dagli scaffali in fondo a destra.

Di solito sono sempre dalla parte del lavoratore. In fondo io oggi non lavoravo , mi son svegliato tardi, mentre magari sta tizia , nonostante sia sabato , è in piedi dalle sei.
Magari ci son tanti altri clienti che con le loro piccole cose fanno perdere tempo, però che cojoni l'hai detto una volta, due poi basta. Il concetto è passato , forte e chiaro.
Mo' lascia stare che so' piccolezze, però se magari io fossi stato un altro tipo di persona , quello che ti saresti meritato,  e fossi  entrato a gamba tesa in polemica dicendo qualcosa del tipo:


" Ho capito , me l'hai già detto tre volte, ed io tre volte ti ho pure chiesto scusa, hai deciso che la colpa è mia ignorando il fatto che sto tizio voleva fare accoppiare il suo pacco di sale  con le mie mele , che stavano da sole per i fatti loro , ma no lui voleva che stessero vicinivicini,evvabbe ti ho fatto perdere un minuto , ma mo' che spaccimma inguacchiata vai truanne granda zombapereta? che r'è , a tien stort? stammatin si sces a gopp o liett co' per sbagliat , o' sondin nun a' fatt nisciun effetto e mo vuo' romp'r e pall a mme?"



Ovviamente , invece, sono stato zitto. Perplesso, un po' attonito da simil violenza verbale , intento a ribadire, ma vigliaccamente inerte. 
Vabbè difficilmente entro in polemica , a meno che non sia  proprio una cosa grave o a cui tengo.


Vediamo il lato positivo della cosa.Ho ormai acquisito il principio ( formatosi in via consuetudinaria) di vita comune civile in base al quale è il cliente che viene prima a dover mettere il divisoe per quello che viene dopo. Norma di cui ignoravo l'esistenza (e nemmeno il procedimento di formazione, se è stata elaborata a seguito di referendum oppure in regime dittatoriale) ma che d'ora in avanti rispetterò persino meglio del quinto comandamento, non sia mai acchiappo un'altra persona così , che poi me le sfracella.
Poveraccio il tizio che ce l'ha a casa, già me l'immagino:

"Ho detto che non devi camminare sul pavimento che ho appena lavato!"
"Scusa cara, hai ragione!"
"Guarda che hai fatto, adesso devo ripulire..."
"Mi spiace, scusa..."
"Eh guarda qui , tutte le impronte..."
"uhmpf , e scusa..."
"Eeeeeh , ma dico io , sto pulendo...."


Oddio.
Sarà uno di quelli che poi ti strombazzano al semaforo , se non parti subito.

giovedì 25 febbraio 2016

il giorno del libretto

Eccovi un racconto che ho scritto un po' di tempo fa.
Avete presente quel genere di storie in cui il protagonista rivive sempre lo stesso identico giorno? Questa è la mia versione, ambientata in ambito universitario...
Ogni giorno lo stesso, identico, esame.
 -------------------------------------------------------------




< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme. 
GUAGLIO'! >

 E’ la prima volta che mi capita di addormentarmi sul treno.
 Il viaggio non è stato lungo, suppongo la colpa sia delle sole due ore e un quarto di sonno che mi sono concesso stanotte.
Istintivamente mi tocco la tasca dei jeans, per fortuna il cellulare è ancora al suo posto. Ringrazio la signora che mi ha svegliato , ripongo il libro , la dispensa ed il quaderno con gli appunti nello zaino e scendo. Ho un mal di testa fortissimo , dovrei prendere del caffè, ma ne ho gia' abusato negli ultimi giorni. Oltre al fatto che non mi piaccia particolarmente, il fatto che non sia abituato a berne mi porta come effetto collaterale un cerchio continuo alla testa. Ma è l’unico modo che ho a disposizione per restare sveglio.

 Vabbè dai, pensiamo positivo.  Oggi mi tolgo questo pensiero, poi in ogni caso da domani , per un po', i libri non li tocco piu'.
Mi arriva un sms, il solito "In bocca al lupo,sono sicura che andra' benissimo, fammi sapere.Mamma ;)” , seguito dall’altrettanto abituale, doverosa , grattatina.
 Per arrivare all'universita' devo prendere un altro autobus , che si fa attendere solo una decina di minuti. Salgo , ed ovviamente a quest’ora è strapieno. Speravo di potermi sedere e finire di leggere gli ultimi argomenti, quelle pagine che non ho nemmeno sfogliato.
 Le stesse che ora - ne sono intimamente convinto - saranno oggetto della prima domanda. Purtroppo devo arrangiarmi in piedi, appoggiato al palo che regge l’obliteratrice.  Riprendo la dispensa sperando che non ne faccia le spese il mio portafogli o qualunque altro mio bene, mi estraneo per focalizzare almeno i concetti base , giusto per evitare di fare scena muta. Magari capito con un assistente che apprezza l’ermetismo nelle risposte.
Ma il viaggio si rivela troppo breve e troppo scomodo per essere fruttuoso. 
Arrivo in sede con un anticipo di circa un’ora , che forse avrei fatto bene a destinare a Morfeo. Leggo sulla bacheca che devo farmi quattro rampe di scale. 
Dovrei arrivare in tempo.

Entro nell'aula, dove scorgo una decina di altri penitenti come me, intenti a ripetere. Qualcuno da solo , fissando un ipotetico interlocutore ( devo dire per nulla invadente, non corregge né interrompe, lascia parlare. L’esaminatore ideale) altri invece hanno improvvisato con il primo tizio reale che gli si è seduto nei pressi.
Non saprei dire se mi va di fare conversazione. A parte il fatto che non credo di essere molto brillante stamattina, ho sempre una cinquantina di pagine da condensare in una decina di concetti base.
Nel dubbio  prendo un posto a caso, non troppo isolato ma nemmeno troppo vicino agli altri, e mi siedo. Prima di iniziare a ripetere faccio una panoramica di un po' tutti i volti presenti, non ne riconosco nessuno. Dai loro discorsi mi sembra che non è che il grado di preparazione generale sia molto alto. O forse sono solo le solite paranoie pre-evento , stanno simulando ignoranza come forma di umiltà. Questi sono quelli che poi tornano a posto con il trenta sul libretto.
 Dai, che ho poco tempo, muoviamoci. Scorro l’indice del testo, almeno son più le cose che ho fatto che quelle che ho saltato. Ho qualche speranza.
Pian piano passano i minuti, l'aula inizia a riempirsi e qualcuno si siede anche accanto a me. Non proprio sulla sedia accanto, visto che mi sono premurato di mettere il cappotto come barriera tra me e qualunque altro indesiderato seccatore.
 Mi sa che ho fatto bene, visto che si tratta di un ragazzo particolarmente nervoso, che ogni tanto stacca lo sguardo dal libro e butta una occhiata fulminea ad ogni persona che entra , probabilmente per accertarsi che non sia arrivata la commissione. Ad un tratto si volta verso di me e, senza nemmeno salutare mi chiede :
 < Ma te l’hai fatta l’opposizione di terzo?>  .
Eh, tocca un tasto dolente. Immagino che la chiedano, ma non sono riuscito a finire il programma ed era proprio l’ultimo argomento.
 Del resto qualcosa bisogna pur saltarla...non si puo’ sapere tutto.
Cerco quindi di tranquillizzarlo , dicendogli che trovo improbabile che capiti questa domanda, che le cose fondamentali da sapere sono altre.
 Bugie impietose, al solo fine di troncare la conversazione.
Ok, basta . Sono cotto.
 Non voglio leggere nemmeno più una parola.
 Mancano pochi minuti, anzi la commissione è stranamente in ritardo.
Meglio fare un po' di conversazione, per rilassarsi.
 Con Ansia-man , qui accanto ,  non è il caso. E’ troppo teso , inoltre ha l'aria di uno che ha ancora voglia di apprendere, quindi allungo la testa verso la coppia di ragazze che è seduta alla mia sinistra, che rappresenta almeno in teoria una conversazione piu' piacevole. Esordisco con un mezzo sorriso empatico ed alla fine ci si scambia le solite chiacchiere scaramantiche di circostanza.
Pian piano arrivano gli assistenti ed il prof . Ad ogni ingresso i movimenti del mio vicino si fanno sempre più frenetici. Ora sta sfogliando le ultime pagine, mi chiedo se potrebbe spiegarmi l’opposizione di terzo, tra qualche minuto.
In aula saremmo al massimo una ventina. In base alla prenotazione, non dovrei essere tra i primi. Per Il tizio alla mia destra non è così ( me lo immagino alle 00:01 del primo giorno utile prenotare subito l’esame ) viene chiamato subito da un assistente che una delle due ragazze a sinistra mi riferisce essere molto pignolo e severo.
 Pochi minuti , al massimo dieci. Vedo che riconsegna il libretto nelle mani del ragazzo , che torna mogio mogio a riprendersi lo zaino. Sinceramente mi spiace, son sicuro che ha passato molto più tempo di me a prepararsi. Non gli chiedo nulla , non provo nemmeno a dire qualche sciocca ed inutile frase consolatoria. Non è il caso , sacrifica qualche altra settimana della tua vita e ritenta, sarai più fortunato.
Sarà che mi è salita la strizza, intanto ho cambiato nuovamente idea: Ho ancora un po’ di tempo , tanto vale farsi qualche altra domanda.
Nel frattempo c'è chi . chiamato, si alza.
 Qualcuno torna a posto soddisfatto, altri decisamente meno. Sento chiamare il mio cognome. Quando alzo gli occhi mi accorgo che l’unico assistente attualmente libero è proprio quello che ha segato il tizio di prima.
 Magari ora che ha avuto la sua razione di sangue si è placato, sara' piu' tollerante ecc. 
Col cazzo. Mi fa una sola domanda , ed è proprio l'opposizione di terzo.  Mi manda a posto. Quel tizio di prima me l'ha tirata.
 Neanche ho avuto il tempo di dire qualche frase di rito del tipo "Ho un vuoto,un secondo.." oppure di sciolinare un argomento simile ma che non c'entra nulla, che me ne devo tornare a posto.
Non vuol sentire ragioni, non ho diritto nemmeno alla seconda domanda. In effetti era una delle domande papabili , echeccacchio. Segue l'invito a tornare il mese prossimo. D'altronde avevo saltato troppe cose del programma.
 Vabbè. Esco e me ne torno alla fermata dell’autobus, camminando a passo lento. Ma la mia giornata non è finita ( e più tardi avrei capito quanto questo pensiero si sarebbe rivelato esatto ) visto che la strada è bloccata, sembra a causa di un incidente ,  gli autobus sono fermi in attesa che finiscano i rilievi e quindi devo pure farmela a piedi . Ripensandoci , forse non è male fare due passi.
Tra un po' arriveranno le prime chiamate per sapere come è andata. Guardo il libretto e gli chiedo di non avercela con me. Dopo una mezz’ora a piedi , tutto sudato e con un mal di testa assurdo, arrivo alla stazione e prendo il treno al volo. Ci sarebbe mancato solo il fatto di perderlo per completare questa giornata. Ovviamente l'aria condizionata non funziona , ma ora come ora non è che mi interessi tanto. Ho voglia solo di sedermi e provare a recuperare un po' del sonno perduto.Le persone sedute accanto a me sembrano a posto, non dovrei risvegliarmi in mutande. Gli chiedo cortesemente di avvisarmi alla stazione d'arrivo e chiudo gli occhi.
Il mal di testa sta gia' passando, mentre sento il treno che inizia a muoversi....


< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme. 
GUAGLIO'! >

Mi ero proprio addormentato, spero solo di non aver russato. Ringrazio chi mi ha svegliato , che tra l'altro, se non sbaglio, mi sembra ora la stessa signora dell'andata.
 Che coincidenza, non l'avevo notata prima, dovevo essere in palla per la stanchezza.
 Ho ancora in mano il libro di testo, credevo di averlo lasciato nello zaino.
 Scendo , faccio qualche passo, perso nei miei pensieri e mi accorgo che c'è qualche cosa che non va. Sono alla stazione Centrale.
Di nuovo, come stamattina.
 Guardo l'orologio , sono le 08 e 12.
 Ma che è successo? Possibile che mi sia sognato tutto ,l'esame ed il resto?
 Non ho mai fatto un sogno così vivido , ma la data dei giornali dell'edicola mi dice il contrario. Mi avvio in stato un po' confusionale verso l'autobus , mentre mi arriva un sms."In bocca al lupo,sono sicura che andra' benissimo, fammi sapere. Mamma :)”.
 Ok, questo non vuol dire niente.
E’ lo stesso , identico, messaggio che mi invia ad ogni esame. Solo che ultimamente sembra aver imparato a fare le faccine.
L'autobus arriva dopo qualche minuto , non ricordo se più o meno di ieri. (ma che dico? non ero qui , ieri) e mentre mi sveglio del tutto inizio a pensare che devo fare l'esame e non ho tempo per occupare la mia mente con un sogno. Riprendo a leggere le pagine che mi mancavano , per quanto la concentrazione sia andata a farsi benedire.
Arrivo in sede e leggo che l'esame iniziera' tra un'oretta. Ho ancora un po' di tempo.
Entro nell'aula, ci sono gia' altri penitenti come me, intenti a ripetere. Prendo un posto a caso, nè troppo isolato nè troppo vicino agli altri, e mi siedo.
Prima di iniziare a ripetere faccio una panoramica di un po' tutti i volti presenti.
 Non dovrei riconoscerne nessuno , eppure mi sembrano tanto i ragazzi del sogno di poche ore fa. Non mi ero applicato ad osservare i volti , quindi non posso esserne certo.
 Delle due ragazze accanto a me avevo un vago ricordo di altre parti del corpo , ma posso dire che i volti mi sembrano familiari. Probabilmente devo averle notate al corso.
 In ogni caso ho ancora un po' di tempo per ripetere e sapete che vi dico? Quasi quasi io ci credo ai sogni premonitori e mi studio proprio l'argomento che mi era stato chiesto, l’opposizione di terzo.
Mentre sto ripetendo, concentrato solo sull’argomento, una persona mi tocca la spalla destra, facendomi sobbalzare un po’.
Non tanto per il contatto improvviso, quanto per il fatto che E' quel ragazzo del sogno, e ne sono sicuro. Oltre al viso, aveva la stessa espressione tesa. E la domanda che mi pone mi toglie ogni residuo dubbio di essere impazzito.
Resto interdetto per qualche secondo , mi limito a dirgli "Scusa non lo so" e mi alzo per andare in bagno. Sono un po' scosso, mi tremano le mani.  Mi sciacquo la faccia , bagnandomi il maglione.  Torno in aula. Prendo lo zaino e mi sposto all’ultima fila, imponendomi di non pensare ad altro che al ripetere.
 Dopo l'esame avro' tutto il tempo per pensare a questo dejavù colossale.
Forse, in qualche modo, ho avuto una seconda opportunità e non ha senso sprecarla.
Va tutto come da copione, arriva la commissione e noto , tra gli altri , l'assistente che mi aveva bocciato. Non frequento il dipartimento, quindi non l'avevo mai visto. E sono sicuro che alle lezioni cui sono stato presente lui non c’è mai stato.
Ma non posso essermelo inventato dal nulla.
Come da copione l'assistente chiama il ragazzo , lo boccia.
 Egli torna al posto , sconsolato , prende lo zaino , estrae il libro  -credo per vedere dove ha sbagliato - e se ne esce.
Ora tocca a me. Sapete già con chi.
 Mi aumenta un po' il battito cardiaco, ma questo è un effetto legato ad ogni esame.
Non mi ci abituero' mai. Soliti convenevoli, mi fissa silenzioso. Poi , con aria indifferente, mi dice : > .
 Che culo!
 Lo avevo letto solo mezz'ora fa , ma con una attenzione assurda , per quell'argomento la mia mente era diventata una spugna. La risposta è praticamente perfetta, gli ho detto anche i numeri degli articoli. Lo vedo che mi guarda ora non piu' con sufficienza, mi sono guadagnato il suo rispetto. Ha capito che ho studiato. O meglio, questo è quello che crede. Mi fa' la seconda domanda. Litispendenza. A questa so rispondere, era tra le piu' ricorrenti e me la cavo abbastanza bene,"molto bene" , mi fa , "passiamo alla sostituzione processuale" .
Fine della mia fortuna.
Questo proprio non l'avevo capita. Spiaccico due concetti a memoria , senza nemmeno essere sicuro che siano legati tra loro.
Lui ci rimane un po’ male, evidentemente ha notato il contrasto tra le risposte precedenti e questa. Mi dice che non va bene , mi spiega quello che voleva sentirsi dire. Da quel momento in poi l'esame va malissimo, mi torna il mal di testa e mi sento impreparato su tutto. "Peccato , perchè era iniziato proprio bene. Sono certo che tra un mese andra' meglio”. Prendo il mio libretto,  saluto e me ne torno a posto.
 Amareggiato per l'occasione sprecata, me ne esco un po' incazzato un po' confuso , prima di accettare il tutto e prenderla con filosofia. Fuori la strada è bloccata, ovvio c'è stato l'incidente. ( Di nuovo? )   Faccio il percorso a piedi verso la stazione in stato di totale confusione, non sapendo a chi potrei raccontare una simile storia, a chi potrebbe credermi, senza farmi subire un tso. Se la raccontassero a me, non ci crederei, bollando tutto solo come un insieme di dejavù , assurde coincidenze e poca lucidità dovuta alla stanchezza. Dopo una ventina di minuti a piedi , tutto sudato e con un mal di testa assurdo, arrivo alla stazione e prendo ancora una volta il treno al volo.
 Ci sarebbe mancato solo il fatto di perderlo, per completare questa giornata.
 Perchè ho detto "ancora una volta?" 
Questa è la prima,oggi. Deve esserlo , altrimenti ho un problema molto più grosso del dover ripetere l’esame. Entro nella carrozza , mi risiedo e mi torna improvvisamente l'accentuazione della stanchezza, come se un orso mi si fosse seduto sulle spalle. Guardo i miei vicini di posto, cerco di memorizzarne i volti. La signora di stamattina non c’è. Vorrei chiedergli di avvisarmi quando il treno arriva alla mia destinazione, ma sento gli occhi che mi si chiudono. Voglio solo dormire, si prendano pure portafogli , cellulare e lo zaino con quei dannati libri. Pian piano abbasso la testa e mi addormento, come se mi trovassi sul letto piu' comodo del mondo.



 < Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme. 
GUAGLIO'! >

Ci risiamo. Scendo senza nemmeno ringraziare la signora, che sembra pentita di essere stata gentile. Mi trovo in una situazione paradossale, sembra di essere in quel film con Bill Murray e la marmotta , oltre ovviamente a tutti i libri , le serie ed i film che si sono successivamente ispirati ad esso. Decido di continuare a recitare il mio copione senza farmi domande.
 Anzi le domande le ho gia': Devo studiare la sostituzione processuale . 
La imparo a memoria. Arrivo nell'aula , tutto si ripete. La gente che arriva, i primi bocciati, la mia chiamata. Opposizione del terzo , litispendenza .
 Tutto come ieri, anche oggi. guardo L'assistente fa un sorrisino , chissà cosa stà per chiedermi?
 Io , lo so.
 Vorrebbe mettermi in difficolta'.  L'imprescindibile opposizione del terzo . 
Ne parlo come se fosse l' argomento della mia tesi. Non mi limito a ripetere le righe lette sul libro, gli piazzo anche la stessa spiegazione che lui mi aveva fatto la volta scorsa. Uso le sue stesse parole,i suoi stessi concetti. Lui mi osserva , un po' stupito , mi fa "Complimenti, questa la avevo chiesta bene a tutti e nessuno mi aveva risposto approfonditamente oggi fino ad ora.Ma lei per caso è venuto in dipartimento?".
 Gli dico di no, mi chiede la sostituzione processuale e me la cavo alla grande.
Mi saluta e dice che potevo sedermi ed attendere il professore per la seconda parte, visto che preferiva mi valutasse lui per concedere un voto alto. Non me l’aspettavo, non succede spesso.
Ovviamente con il professore le cose non vanno così bene. La prima domanda mi spiazza un po' , ma riesco a cavarmela. Sulla seconda faccio scena muta. "E' strano, il mio assistente l'ha passato a me con 27... dopo queste sue risposte non posso darle piu' di 22. Che fa accetta?"
 "ma si-gli rispondo-al massimo ci riprovo domani."
 "Come, scusi?"
 "No nulla professore, grazie per il 22."
 Vabbè , poteva andare meglio ma va benissimo anche così. Esco dall'universita', con in mano il mio libretto, ora un po' piu' pieno. Stavolta non mi rivolge lo sguardo di biasimo. "Oggi" è una bella giornata, a quest'ora perfino l'incidente è ormai stato sbloccato. L'ambulanza è andata via e la polizia sta riaprendo la strada proprio ora. Stavolta prendo l'autobus, mi risparmio la camminata sotto i 30 gradi, ed arrivo al treno.
 Ho ancora una ventina di minuti prima che parta, magari mi siedo a mangiare qualcosa e faccio due telefonate. Intanto il mal di testa ritorna, prepotentemente. Deve essere il logico prezzo da pagare per le emozioni degli ultimi giorni.
Prendo il primo panino già pronto che trovo in vetrina. Sembra qualcosa tipo una cotoletta , con una foglia di insalata sopra come contorno. Poggio lo zaino sotto la sedia , mi appoggio allo schienale scomodissimo e mordo senza troppa convinzione il mio pasto. Chiudo gli occhi un istante, provando ad assaporare non tanto la carne di chissà quale animale, quanto il fatto di aver passato procedura civile.
Un istante solo. Poi li riapro.

< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme. 
GUAGLIO'! >




Non è bastato aver passato l'esame. Forse devo aspirare al voto massimo per sbloccare il tutto. Mi ripeto le domande del prof, persino gli orientamenti giurisprudenziali ed il numero esatto  delle sentenze di riferimento.
 Entro in aula, sedendomi direttamente all’ultima fila , e ripeto, ripeto la sequenza di parole che mi renderà libero, ne sono certo. Replico il successo con l'assistente , passo dal prof e stavolta rispondo con precisione alle sue due domande. Sto vivendo il sogno di ogni studente: Andare all'esame sapendo gia' cosa mi sara' chiesto.
 E stavolta il  trenta non si fa attendere. Il libretto mi guarda stupito, probabilmente ci aveva rinunciato anche lui a vivere una simile esperienza. 
Spero che sia sufficiente per poter sbloccare lo scorrere del tempo , perchè inizio francamente a non farcela piu'. 
Almeno mi fosse ricapitato di vivere una giornata di vacanza, possibilmente in piacevole compagnia. uttavia poteva anche andarmi peggio, tipo ripetere quel giorno in cui ho avuto le coliche.
 Esco e l'autobus è gia' passato. Mi fermo ad aspettare il prossimo , non ho piu' fretta.
 Alla fermata sento due ragazze che parlano tra di loro di quello che era successo qualche minuto prima , sembra che una persona avesse attraversato distrattamente la strada, mentre leggeva, e fosse stata buttata sotto. Una volta avevo rischiato anche io di essere investito per una cosa simile, da allora faccio il triplo dell’attenzione. Soprattutto con il telefonino.  Arriva l'autobus successivo , lo prendo e me ne vado verso il treno.
 Stavolta niente panino dimmerda, tanto vale aspettare e mangiare a casa. Formulo questo pensiero con un po’ di timore, quasi per convincermi che ci arriverò davvero.
 Ce l'ho fatta , ora me ne torno al mio bel treno, mi riposo , apro gli occhi e sono a casa. Certo. 
Salgo sul mio bel treno,mi riposo, apro gli occhi e 


< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme. 
GUAGLIO'! >



Ancora?quante volte dovro' rivivere questo delirio? 

Sono ormai sette volte consecutive che mi sveglio, vado a fare l'esame e prendo 30, poi me ne torno al treno e tutto ricomincia. Uscito dalla stazione non riesco a cambiare destinazione, le mie gambe  prendono il comando e mi portano all'ateneo. Inizio anche a chiedermi quando e soprattutto SE potrò rivedere casa.
In compenso la barba non sembra essere cresciuta, non mi lavo da più di una settimana ma per fortuna nessuno mi evita come la peste. Vorrà dire che non stò invecchiando?  L’immortalità me la immaginavo un tantino più affascinante del dover affrontare ogni giorno la stessa identica prova.
Oggi, dicevo, è la nona volta che è "oggi".
Sto aspettando che arrivino i componenti della commissione, mentre dalla finestra osservo i ragazzi presenti nel cortile. Almeno qualche piccolo cambiamento posso concedermelo. Ancora una volta mi siedo , stavolta va bene anche in mezzo agli altri , dove mi ero seduto il giorno uno. Nessuno puo’ disturbarmi, visto che non ho nulla da ripetere.
 Anzi disturbatemi pure, faccio volentieri due chiacchiere. Basta che non parliamo di diritto.
 Invece il ragazzo accanto mi pone la solita domanda, ed io, pur conoscendo ormai la risposta , gli nego il mio aiuto.
Mors tua vita mea.
 Non devo cambiare nulla di quello che è successo le volte precedenti, altrimenti il voto perfetto va a farsi benedire.
Non riesco a capire quanto mi accade, ma sono sicuro che sia legato all'esame.
Non sapendo precisamente cosa possa essere, suppongo almeno di doverlo superare ogni volta più brillantemente. Forse devo prendere la lode? Il prof deve nominarmi suo erede? Aritocca a me , mentre il ragazzo se ne esce dalla stanza tutto triste, cercando sul libro la domanda che gli era stata fatta, quella a cui non ho risposto. Mi sentirei in colpa, se non sapessi che non serve a nulla. L’assistente mi richiama. Ormai mi vien quasi voglia di dargli del tu. Lo  guardo l'assistente. Fa un sorrisino , so che sta per chiedermi per l'ennesima volta della opposizione di terzo . Vorrebbe mettermi in difficolta'. E' con un po' di delusione non ci riesce, ormai la conosco a memoria . Ne parlo come se fosse l'unica cosa su cui mi fossi concentrato del programma.Non mi limito a ripetere le righe lette sul libro,gli faccio anche la stessa spiegazione che lui mi aveva fatto.Uso le sue stesse parole,i suoi stessi concetti.Lui mi osserva , un po' stupito , mi fa "Complimenti questa la avevo chiesta a tutti e oggi nessuno mi aveva risposto, fino ad ora. Ma lei per caso è venuto in dipartimento?"
 Gli dico di no, e mentre prepara il suo sorrisino per la prossima domanda ho finalmente capito.
Sono stato il primo, oggi.
 Gli dico che voglio ritirarmi, che non sono soddisfatto e preferisco tornare il mese prossimo. Mi guarda stranito, incoraggiandomi a continuare, visto che non stavo andando per nulla male, anzi.
Non ho tempo, lascio il libretto sulla scrivania (domani sarà di nuovo nelle mie tasche) e esco dall’aula correndo come fossi un ladro beccato in flagranza.
Ma è troppo tardi.
Non riesco a vedere la persona caricata sull’ambulanza, c’è calca. Un uomo, sconvolto, grida "Stava leggendo, ha attraversato senza guardare!lo giuro!"
Ed a terra , a pochi metri da una vistosa pozza di sangue, un libro.
Ce l’ho anche io, posso dire quasi di conoscerlo a memoria.
Stupido idiota egoista.
mors tua , vita mea.
 Vado a piedi, a passo deciso, verso il mio treno, il mio sedile. Chiudo gli occhi, stavolta senza paure.


"Giovanotto?siamo al capolinea..."

"Grazie."

 Arrivo all'universita'. 
Accanto a me il terzo a cui mi sono opposto fino ad ora mi guarda , mi pone il suo solito quesito . Sarebbe la mia carta vincente, ma è ovvio che non sono io quello che deve passare l'esame a tutti i costi, oggi. 
Gli spiego tutto per filo e per segno, lentamente, usando il mitico verbo dell'assistente. Finisco appena in tempo prima che quest'ultimo lo chiami , e vedo che stavolta la chiacchierata va avanti per bel po'. Il ragazzo torna a posto stavolta senza libretto e con sorriso , che mi regala  dicendomi "Oh grazie lo sai che mi ha chiesto proprio quello?". 
Sorrido anche io.
Forse ci siamo.  Intanto tocca anche a me. Capito sempre con lui , solo che adesso non so se sia un bene o un male.
 “la capacita' processuale” ,sbotta con il suo tipico sorrisino. Resto un po' stupito. "Problemi?"
 "No, è che non me l'aveva mai chiesto prima d'ora."
"Cosa?"
"no, nulla...dicevo la capacita' processuale ....." 
Alla fine riesco a cavarmela. Nel frattempo il ragazzo è uscito già da un po’.
 Speriamo che non abbia l’abitudine di scrivere sms mentre attraversa la strada, altrimenti domani mi tocca gettargli il cellulare in cortile.
Arriva anche il mio turno di uscire, col mio bel venti sul libretto , che mi osserva soddisfatto.
Il traffico è scorrevole , l’ autobus diretto alla stazione arriverà tra quattro minuti, almeno così dice il display alla fermata. Arrivo in stazione proprio mentre inizia a salirmi l’ormai familiare mal di testa. Le gambe tremano, riesco appena a sedermi prima che cedano.  Gli altri passeggeri mi guardano un po’ preoccupati. Li tranquillizzo con un mezzo sorriso, voltandomi verso il finestrino.
E poi arriva l’oblìo.


"Giovanotto?siamo al capolinea..."
"Giovanotto….”

Il controllore.


L’ho fatto il biglietto?